Percorso Don Cesare

sp 339, Salve (LE)

Tempo di camminoicona-distanza-percorso

T

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2 h 30 m
3 km circa
Turistico
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Tempo di camminoicona-distanza-percorso

T

2 h
3,1 km circa

Percorso circolare naturalistico e archeologico

Località Don Cesare, Salve (Le)

Livello di difficoltà facile.

Un esteso pianoro roccioso rivolto verso il mare di Pescoluse. Svariate essenze della macchia mediterranea ricoprono i modesti lembi di terra tra le rocce.

Si percorre un tortuoso sentiero tra numerosi tumuli cultuali risalenti al periodo preistorico Eneolitico (Età del Rame).

Coordinate del Punto di inizio

Lat 39.84663
Lon 18.23405

Mappa Google

Descrizione

Riti preistorici

Livello di difficoltà Turistico.

Siamo sulle orme di un antico percorso religioso di quattromila anni fa. Sono stati datati così gli oltre novanta tumuli megalitici che punteggiano il misterioso territorio di Macchie Don Cesare, oltre cento ettari rivolti al mare di Pescoluse nel Comune di Salve. Sono stati scavati … e quindi alterati rispetto alla sistemazione originaria undici di questi tumuli.

Tutta l’area, e anche le confinanti Spigolizzi e Fani, è costellata di rilevanti emergenze archeologiche completamente abbandonate, spesso incredibilmente giunte fino a noi protette da due dita di terra.

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Buca cultuale

L’assenza di terra ha preservato l’area negli ultimi cinquemila anni, ma ora il nuovo desiderio di casa al mare cambia radicalmente la prospettiva e mette in forse queste sopravvivenze. Ogni struttura occupa un’area di circa 20×30 metri delimitata con grossi blocchi calcarei.

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Cista litica – Tumulo 7

All’interno si riconoscono spazi destinati a funzioni specifiche nell’ambito degli antichi riti di culto, quali incinerare, conservare, offrire.

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Alba sul tumulo 7

I reperti ceramici e in pietra hanno definito le frequentazioni umane di questo luogo per oltre mille anni, nell’età del Rame.

asce

Asce

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Reperti del tumulo 7

Anche ora, di fronte ai tumuli coperti di mirto e alloro, e d’estate imbiancati dai fiori della vitalba, si avverte un profumato senso di sacro.

 

Vitalba


Macchie Don Cesare

Flora

Gli aspetti naturalistici di Macchie Don Cesare sono interessanti per la particolarità delle sue grandi aree rimaste quasi esenti da interventi umani. Un territorio poco appetibile anche al pascolo si gestisce da sé e le varie specie vegetali convivono secondo naturalità.

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Scilla marittima

Tra le più appariscenti la Scilla maritima, che a settembre innalza migliaia di steli rosa mossi dal vento e fino a primavera sbandiera enormi foglie verdi, l’asfodelo che anima flessuose praterie primaverili e la Dafne gnidio, cespuglio di lunghi steli verdi, fiorellini bianchi e rosse bacche velenose.

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Dafne Gnido


Iperico perforato

Ciuffi di iperico macchiano d’oro i cespugli di cisto e lentisco.

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Lentisco e mirto

Stagni temporanei

Stagno temporaneo

Altra peculiarità naturalistica di Macchie Don Cesare sono gli stagni temporanei, definiti dal ricercatore Leonardo Beccarisi. Si tratta di pozze di qualche metro di lunghezza, dove l’acqua piovana si trattiene a lungo prima di evaporare e lasciare tutto all’asciutto fino a settembre inoltrato.

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Nematode

Questa alternanza indisturbata ha favorito la nascita di ecosistemi vegetali e animali particolarissimi. Piccole piante che hanno adattato il loro ciclo alla totale assenza di acqua, gamberetti che si incistano nel periodo asciutto e riprendono vita con le piogge autunnali.

Architettura rurale

Proseguendo si incontrano sintetici esempi di architettura rurale, alcune belle pajare e altre, in varie fasi di distruzione, che mostrano, loro malgrado, la conformazione interna dei paramenti murari e della volta.

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Pajara – Macchie Don Cesare

Giunti in vista del punto di partenza, sulla destra si vede un alto recinto in muratura e i resti di una masseria fortificata.

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Apiario Valentini

E’ il seicentesco Apiario Valentini ove ci sono ancora le antiche arnie di pietra scavata (Vucche d’api), residui di tradizioni millenarie.

Dolmen Cosi

dolmen-cosi

Dolmen Cosi

A breve distanza, sulla litoranea, un dolmen con sottostante pozzo sacro, come alcuni in Sardegna.

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Dolmen Cosi

Ben conservato, tra capelvenere e lentisco, ha il nome dello studioso che lo scoprì nel 1968 e si pensa possa essere contemporaneo dei vicini tumuli megalitici.

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