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2 h | 2,8 km circa |
Percorso circolare naturalistico
Tricase (Le)
Livello di difficoltà turistico.
Percorso circolare naturalistico. Brevi tratti di macchia mediterranea si alternano a frutteti, oliveti e orti attraverso il tipico paesaggio rurale di Tricase. Gruppi di querce vallonee, residui di antichi impianti medievali, costeggiano il percorso, fino alla millenaria “Quercia dei cento cavalieri”.
Coordinate del Punto di inizio
Lat 39.927700
Lon 18.379200
Mappa Google
Descrizione
Biotopo della Vallonea
Livello di difficoltà T turistico.
Il percorso si sviluppa su strade rurali asfaltate dalle quali diramano brevi tratturi che portano a zone di maggiore naturalità ove osservare da vicino specie botaniche locali, antichi alberi da frutta di varietà quasi estinte, verdure spontanee commestibili, fiori selvatici e orchidee. Dopo circa duecento metri su via Massaia, dalla stradina a sinistra, inizia un’ampia area inselvatichita, quasi dieci ettari, che si spinge verso la collina.
Al suo interno, tra maestosi alberi secolari, osserviamo querce molto più giovani spesso assiepate in gruppetti. Viene definita “Biotopo della Vallonea” perché contiene la maggior parte delle vallonee locali ed è l’unico posto riconosciuto ufficialmente come banca del seme per questa specie. La quercia vallonea è un albero a diffusione orientale e balcanica del tutto assente, allo stato spontaneo, in altre parti di Italia o dell’europa occidentale.
I Pelacani
Secondo la tradizione, ripresa dalla storiografia locale, queste querce furono introdotte nell’alto medioevo da monaci basiliani, che avrebbero iniziato i tricasini alla concia delle pelli utilizzando le grosse ghiande ricche di tannini. I pellai di tricase, detti “pelacani”, divennero famosi per la raffinata morbidezza dei loro prodotti, che prevalevano nel commercio su quelli della stessa Repubblica Veneta.
Da alcuni anni la gestione del Biotopo Vallonea è affidata al Parco Otranto Leuca, che oltre a curarne la manutenzione e la salvaguardia dagli incendi, attua iniziative didattiche mirate a diffondere conoscenze e informazioni verso scolaresche e appassionati del territorio. Grandi cartelli nelle aree di sosta descrivono gli aspetti salienti del Biotopo e delle iniziative di divulgazione connesse, tra cui un progetto di studio paleobotanico su ghiande e carboni di quercia provenienti da scavi archeologici, sviluppato con l’Università del Salento.
Paesaggio rurale
Proseguendo lungo via Massaia si incontra una edicola votiva dedicata all’Immacolata, con piccoli segni religiosi sulle pareti. Nei campi coltivati a orto, tra alberi da frutta e radi uliveti, si notano alcune varietà locali di cicoria, cavolo e bietola e i cespugli verde azzurro dei carciofi. Sono piante selezionate dalla tradizione contadina locale, forse non idonee per la produzione industriale ma adatte per il consumo in famiglia perché ricche di profumi e sapori genuini.
Dappertutto abbondano le verdure spontanee che approfittano della terra smossa e irrigata, e di qualche grano di concime sfuggito al contadino, per crescere più tenere e abbondanti che nei terreni incolti. Oltre alle querce isolate si notano alcuni grandi carrubi e numerosi fichi di varietà locali. In uno studio del biologo F. Minonne sono censite oltre cento varietà di fico salentino e ottantacinque di esse, reperite con minuziose ricerche, sono ora coltivate dall’Orto Botanico dell’Università del Salento per preservarne il germoplasma.
Fioriture
Giunti in via Duca degli Abruzzi, sulla discesa costeggiamo bei prati fioriti dove si incontrano anche diversi tipi di orchidee selvatiche. Si trova frequentemente la orchidea lattea variamente colorata e la immancabile orchidea piramidale col lungo cono rosa. Spiccano alti verbaschi gialli, che a volte nascondono trappole inaspettate, e lo straordinario papavero sonnifero, l’antica “papagna” un tempo somministrata ai lattanti, ora preferita da altri consumatori.
100 cavalieri
Proseguendo sulla provinciale 78, concludiamo il percorso con la più rappresentativa di tutte le vallonee, la millenaria Quercia dei Cento Cavalieri, recentemente definito il più bell’albero monumentale d’Italia. Allunga maestosamente le branche contorte in perenne dondolio e abbraccia con la sua ombra un enorme spazio di terra. Tra le foglie cadute si intravedono ghiande marrone dal grande cappuccio irsuto.
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