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2 h | 2,5 km circa |
Percorso naturalistico e archeologico
Centopietre-Vereto – Patù (Le)
Livello di difficoltà turistico.
Percorso anche ciclabile, naturalistico, storico e archeologico, partendo dal monumento “Centopietre” e risalendo verso la collina di Vereto.
Coordinate del Punto di inizio
Lat 39.83777
Lon 18.33636
Mappa Google
Descrizione Vereto-Centopietre
Centopietre-Vereto
Livello di difficoltà T turistico.
Il percorso parte nei pressi del centro abitato, dal monumento Centopietre e prosegue risalendo la collina fino alla chiesa della Madonna di Vereto, attraversando il parco archeologico dell’antica città messapica di Vereto. Prevede un breve tratto in salita e l’attraversamento del sentiero panoramico. Lungo il percorso si scorgono i resti di antiche mura di fortificazione, alcune aie e la Grotta delle sette sorelle.
Chiesa di San Giovanni
Più volte modificata dal VI al XII secolo, ora ci appare come una costruzione romanica insolita per alcune peculiarità. L’interno è suddiviso in tre navate separate da pilastri (cinque liberi e due addossati alle pareti est e ovest, per parte); su di essi, tramite un elementare capitello a forma di tronco di piramide rovesciata, s’innestano gli archi a tutto sesto, al di sopra dei quali s’aprono ampie finestre (sei per lato) non coassiali, anch’esse a sesto pieno.
Presenta tracce di affreschi nella grande abside centrale e lungo le pareti, con cicli pittorici tipici del rito greco. Un rapido esame della facciata mostra chiaramente le modifiche strutturali dovute ai restauri del 1905, riguardanti essenzialmente la copertura in pietra e le sopraelevazioni ad essa inerenti; tuttavia proprio il fatto che la portata dell’intervento moderno si colga senza problemi ha favorito l’individuazione delle strutture originali del monumento, consentendo una ricostruzione attendibile della sua storia architettonica. La cronologia proposta dal Prandi per la costruzione dell’edificio individua un periodo che va dal X al XII sec.
L’impianto basilicale su pilastri denota una origine benedettina ma dopo alcuni secoli si affermò il rito greco ortodosso, come dicono gli affreschi che giunsero a ricoprire tutte le pareti verso la fine del 1400. È un luogo armonioso in cui si sosta volentieri, anche in occasione di concerti e incontri culturali.
La Centopietre
Di fronte alla Chiesa di San Giovanni, la Centopietre, enigmatico monumento che secondo la tradizione fu sepolcro del nobile Gimignano ucciso dai mori con altri cavalieri francesi nella battaglia di Campo Re in un lontano giorno di San Giovanni. Sul finire dell’ottocento ci si accorse del monumento grazie a Cosimo De Giorgi che, avendolo visitato nel 1872, ne riconobbe a suo dire “la rimota antichità”, già rilevata dal Lenormant, e pensò di aver trovato un monumento megalitico preistorico. Entusiasta per la scoperta, scrisse una relazione per la “Commissione Conservatrice dei Monumenti Storici e di Belle arti” e nell’anno successivo la Centopietre divenne “Monumento nazionale di seconda classe”. Si aprì una lunga questione sulle origini della struttura, ritenuta sepolcro medievale da Giacomo Arditi e da altri studiosi, tesi poi confermata dalle ricerche di Adriano Prandi.
Costruito con blocchi presi dalle mura di Vereto ha un’architrave con triglifi e metope, anche essa recuperata da strutture più antiche. All’interno si conservano poche tracce dell’affresco policromo che ornava le pareti e che a causa del cattivo stato in cui versa il monumento e soprattutto per la forte umidità dell’ambiente si degrada anno dopo anno. Dei tre strati d’intonaco ancora visibili il primo fu steso per pareggiare i diversi conci contigui, il secondo, accuratamente lisciato, fu integralmente dipinto in stile orientale, tracce di un terzo strato d’intonaco costituito da una copertura di calce bianca sono rimaste soprattutto lungo gli spigoli dell’edificio, mentre sulle pareti esso è caduto, lasciando scoperta la decorazione pittorica. Il brano affrescato più ampio si trova sulla parete occidentale. Esso consta di una teoria di tredici santi, raffigurati in posizione perfettamente frontale. Tutte le figure sono inserite in nicchie dipinte separate da eleganti colonnine decorate come marmo colorato, piccoli pulvini rigonfi in basso ed archetti. Alle spalle dei santi si intravede un velario continuo fino all’altezza delle ginocchia di cui rimangono chiaramente le decorazioni dell’orlo tra la quinta, la sesta e la settima figura.
La parte più bassa della zoccolatura è invece completamente scomparsa. Dei primi tre personaggi, il solo facilmente identificabile è il primo, un S. Giuliano giovane, con vesti riccamente decorate a losanghe. Ad essi segue un gruppo di cinque santi barbuti, probabilmente vescovi per l’attributo canonico del libro. Dopo i cinque santi vescovi si individua un altro gruppo omogeneo costituito da cinque sante, tra le quali facilmente identificabili sono S. Barbara, S. Margherita, S. Anna col bambino in grembo.
Sulla parete settentrionale si conservano tracce della scena di S. Giorgio e il drago, poiché nella parte inferiore sembra rinvenire la coda del drago, e di una Crocifissione: in particolare, si scorge il busto del Cristo fino all’altezza del perizoma, la mano sulla sinistra, i piedi e, sulla destra la parte superiore del capo della Vergine. Secondo un racconto popolare sostare all’interno della Centopietre farebbe passare qualsiasi mal di testa.
L'Aia
Andando verso la collina per una stradina infossata tra alti muri si vede a sinistra una grande aia rialzata, che conviene visitare. Se si parla entro il cerchio di pietra la voce risulta stranamente amplificata, un effetto speciale da non perdere! In questa zona evidentemente favorevole sono assiepate in pochi metri ben sette aie.
Ai piedi della collina
Vereto
Una bella vista dall’alto sulla vallata che si apre fino a Leuca, sotto di noi il dislivello che proteggeva la Porta est di Vereto, ora indicata da due edicole votive. Verso ovest vediamo il Parco archeologico e la chiesetta dedicata a Maria.
Un piccolo sentiero a destra ci permette di costeggiare il bordo del colle e osservare dall’alto la pianura che si estende fino alla serra Montesardo. Su questa collina si sviluppava la grande città messapica di Vereto, protetta da mura imponenti nel quarto secolo a. C. e distrutta dai saraceni nel nono d.C. Restano parti di cinta muraria, alcune strutture difensive, numerose sepolture con interessanti corredi funebri e reperti di grande valore culturale, come la colonnetta con iscrizioni messapiche, alfabetario e incisioni di navi attualmente esposta nel Museo Provinciale Castromediano. La collina di Vereto fu occupata dall’età più antica fino a epoca medievale.
La ceramica di impasto e i resti di capanne di tipo specifico ritrovati, attestano la frequentazione a partire dalla prima età del Ferro (IX sec. a.C.). La fase arcaica, fino al V sec. a.C., è documentata da frammenti di ceramica dipinta di produzione locale, da alcune iscrizioni in lingua messapica e serie alfabetiche incise su cippi in calcare. Tra IV e III secolo a.C. si realizzò intorno all’abitato una cinta muraria che includeva orti e pascoli.
Ci dirigiamo verso la chiesetta Madonna di Vereto. Costruzione cinquecentesca con un affresco di San Paolo delle Tarante edificata sui resti di una basilica paleocristiana. La rappresentazione del santo tra serpi e insetti velenosi richiama gli elementi tradizionali del tarantismo.
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